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Il video dell'approfondimento del Tg di Videolina a cura di Franco Ferrandu sull'approvazione del progetto CCSVI in Sardegna.

Hanno partecipato: SA.S.M. Sardegna Sclerosi Multipla - ONLUS, L.A.S.M. Libera Associazione Sclerosi Multipla - ONLUS, Movimento CCSVI Sardegna.

Interventi di: Stefania Calledda, Gian Tomaso Marchio, Loredana Cossu.

Bologna, 10 giugno 2010

RETE DI COLLABORAZIONI INTERNAZIONALI E NUOVE SCOPERTE GENETICHE

QUESTI I RISULTATI DELLA CONFERENZA STAMPA SULLO STATO DELL’ARTE DELLA RICERCA SULLA CCSVI (insufficienza venosa cronica cerebro-spinale)

Lo scopo di Hilarescere è far star bene le persone.

 

Non solo scoperte scientifiche, ma necessità di apertura delle istituzioni, coscienza civile, per amore dei pazienti e del loro benessere. Un lavoro di ricerca che è partito dall’ Emilia Romagna, ma anche grazie alla rete di collaborazioni internazionali, sta velocizzando i passaggi di consenso globale e verticale tipici dell’accettazione delle novità da parte della comunità medico-scientifica.

Di questo, delle novità in campo genetico e delle collaborazioni sinergiche attivate in pochi mesi a livello mondiale, si è parlato stamattina a Bologna in un importante bilancio operativo dell’attività della Fondazione Hilarescere.

 

La CCSVI (insufficienza venosa cronica cerebro-spinale) è stata scoperta a opera del gruppo di medici guidati dal prof Paolo Zamboni dell’Università di Ferrara e dal dott Fabrizio Salvi dell’Ospedale Bellaria di Bologna, entrambi soci fondatori di Hilarescere; la consensus conference a Montecarlo del settembre 2009, ne ha sancito la diagnosi e la cura.

Soprattutto nell’ultimo anno questa ricerca sulla cura della CCSVI ha destato l’interesse a livello mondiale degli scienziati, della stampa, delle associazioni di pazienti, delle istituzioni. E’ storia dell’ultimo anno, con dati pubblicati e provenienti da diverse parti del mondo, come la tecnica dell’angioplastica applicata alla liberazione delle vene del collo dalla stenosi, occlusione, ha migliorato la qualità della vita dei pazienti che presentavano questa patologia di insufficienza venosa cronica presente nei malati di Sclerosi Multipla, una malattia molto complessa e multifattoriale.

 

Il prof Fabio Roversi Monaco, Presidente Fondazione Hilarescere, ricorda come, a seguito dei risultati che ha dato questa ricerca, occorra riflettere sul fatto che al di là della virtuosa complementarietà con l’Università di Ferrara, ad oggi , dopo due anni, Hilarescere è ancora, nella sostanza dei fatti, sola nel sostegno della ricerca.

Ora la stessa ha altri “compagni di viaggio” quali la Fondazione Cassa di risparmio della provincia di Macerata e l’associazione SMuovilavita Onlus di Vicenza, che hanno portato il loro contributo in conferenza stampa. E questo induce a ottimismo per il futuro.

 

Ma questo è solo l’inizio di un lungo e complesso cammino:

“E’ stata fondamentale la rete di collaborazioni scientifiche e il sostegno di fondazioni bancarie che appoggiano il progetto - afferma prof. Paolo Zamboni - Oltre agli studi clinici di trattamento, gli studi randomizzati in giro per l’Italia e nel mondo, è fondamentale la partnership con la prof. Alessandra Ferlini con cui abbiamo avviato uno studio pilota su un gruppo di 15 pazienti pubblicato in una rivista internazionale (*)”.

 

Alessandra Ferlini, che si occupa di genetica medica all'Università di Ferrara, spiega come abbiano definito un profilo genetico anatomico associato a questa patologia utilizzando uno studio e un metodo applicato innovativo. Il futuro obiettivo è valutare quanto il profilo genetico della SM si collega alle malformazioni venose cerebro spinali. Occorre, secondo Ferlini, continuare con le collaborazioni, fare massa critica per raggiungere consenso scientifico con il fine primario di accelerare la ricerca per migliorare la qualità della vita dei pazienti.

 

Tre punti importanti da sottolineare, secondo Zamboni: prove scientifiche auto-evidenti della esistenza di CCSVI; ritardo degli studi randomizzati porta le persone malate a fare errati viaggi della speranza; la forza travolgente dell’interesse dei pazienti a livello internazionale.

 

Ne parla il prof. Salvatore Sclafani, State University of New York – Brooklyn U.S.A., da 40 anni esperto radiologo interventista che è entusiasta della validità scientifica della scoperta del prof. Zamboni. Sclafani racconta la sua esperienza a livello tecnico e psicologico con i pazienti. Il restringimento patologico della vena illustrato da Zamboni esiste nei pazienti affetti da SM e risponde bene alla liberazione con la procedura del palloncino che libera dalla stenosi.

Sclafani, oltre ad avere diagnosticato una molteplicità di persone, ha anche trattato 20 pazienti. Quando ha letto i lavori di Zamboni si è appassionato a questa patologia e ha cominciato a approfondire su internet i blog dei pazienti per capirne le difficoltà e la psicologia. Ha deciso di unirsi alle comunità di pazienti per parlare con loro e rispondere alle domande tecniche con un forum. In 11 settimane questo sito ha avuto 148.000 contatti, quindi 13.000-14.000 a settimana. Sclafani riferisce che i pazienti vogliono farsi coinvolgere: in 40 anni di lavoro dice che questa è la cosa migliore che gli sia successa. I suoi pazienti sono presenti negli Stati Uniti, in Europa e in Asia.

 

Il dott. Fabrizio Salvi descrive la SM come “un immenso puzzle dove finora si è lavorato in un angolo. Il nostro team per la prima volta ha avuto una visione generale del puzzle”. In questo percorso Salvi si è però reso conto con rammarico come girino su questo lavoro delle informazioni errate che sviano i pazienti. Occorre quindi che le associazioni svolgano la loro funzione dicendo la verità.

 

Franco Gazzani, Presidente Fondazione Cassa di risparmio della provincia di Macerata, spiega come hanno accettato di appoggiare la Fondazione Hilarescere in questa avventura decidendo di investire in una realtà inizialmente appartenente ad una ricerca autorevole di interesse nazionale, ma che sarebbe ricaduta poi nell’ambito sanitario delle Marche. Gazzani crede che le Marche saranno probabilmente una delle prime regioni italiane che metteranno in piedi protocolli e collaborazioni con i prof. Zamboni e Salvi.

Sergio Dalla Verde, appartiene al mondo imprenditoriale veneto ed è presidente dell’associazione SMuovilavita Onlus di Vicenza. Dalla Verde racconta l’esperienza vicentina, come sono riusciti a dare un reale sostegno ai ragazzi giovani affetti dalla malattia e come si siano attivati per collaborare con le realtà ospedaliere della città. Tutto è iniziato infatti dai ragazzi che gli hanno parlato della ricerca sulla CCSVI. Valutando la serietà e la validità scientifica dello studio, l’associazione ha organizzato con Zamboni e Salvi un convegno a fine gennaio 2010 a Vicenza. SMuovilavita in seguito ha acquistato e donato all’ULSS di Vicenza un ecodoppler per la diagnosi della CCSVI.Dalla Verde racconta che sarà operativa a breve una convenzione tra ULSS di Vicenza e Università di Ferrara per valutare i casi dei ragazzi affetti da SM nell’indagine precoce sulla CCSVI. Il loro obiettivo è avviare entro ottobre lo studio con l’approvazione del comitato etico.

 

“Lo scopo di Hilarescere è far star bene le persone”, afferma Augusto Zeppi, vicepresidente Fondazione Hilarescere, nel discorso di introduzione alla consegna di un premio per il professor Patrizio Bianchi, assessore alla Scuola, Università e Ricerca della Regione Emilia Romagna, già Rettore dell’Università di Ferrara, che stamattina non ha potuto essere presente a ritirare il premio. Zeppi sottolinea come Bianchi abbia progettato in prima persona la forma di collaborazione fra la Fondazione Hilarescere e l’Università di Ferrara, rivelatasi virtuosa. Zeppi ricorda l’intero percorso dei due anni di valorizzazione degli studi fatti sulla CCSVI e la complementarietà di coloro che hanno partecipato alla ricerca. Questo è quindi un riconoscimento sostanziale che ha portato ad una nuova ipotesi di cura e certamente all’evidenziazione di una nuova patologia.

Ultimo, ma fondamentale tassello, le collaborazioni internazionali solide e prestigiose che aggiungono la riproducibilità scientifica nel mondo di quanto sostenuto da Zamboni e Salvi. Per coordinare i risultati delle stesse, Zeppi rende nota la creazione da parte di Hilarescere di un registro internazionale dedicato.

 

Il neurochirurgo Adnan Siddiqui, State University of New York – Buffalo U.S.A., ha messo assieme quella che lui definisce “una bella squadra di ricerca” per collaborare con lo studio su CCSVI. Sottolinea l’importanza della raccolta dei dati per raggiungere risultati sempre maggiori. Buffalo è il luogo dove è stata scoperta la terapia dell’interferone per la Sclerosi Multipla e quindi è normale, secondo Siddiqui, che sia una realtà medica sempre attenta a nuovi studi sulla SM. Stanno per partire con il primo trial randomizzato sullo studio di Zamboni questo in modo che nessuno metta più in dubbio la validità del suo lavoro e del suo team.

David Koff, rappresentante della McMaster University Hamilton Canada per la ricerca in questo settore si è detto stamattina entusiata di questa ricerca anche se in Canada ancora non è possibile attivare l’intervento di liberazione dei vasi. Hanno confrontato immagini degli ultrasuoni e quelli della risonanza magnetica per verificare le quantità di cumuli di ferro che sono tipici della SM. Partono con 200 pazienti: 100 normali e 100 con SM. Per questa ricerca hanno nello staff 3 neuro-radiologi e 3 esperti di ultrasuoni. Contano di avere dei risultati tra 8 mesi e di poter attivare la procedura chirurgica di liberazione dei vasi. Koff ha alle spalle trent’anni di esperienza con gli ultrasuoni nell’analisi della carotide e ritiene eccezionale l’indagine di Zamboni in ambiti dove nessuno prima pensava di investigare.

 

Sandy McDonald, Toronto South Medical Center Canada, parla della loro collaborazione con lo studio italiano. Illustra come l’angioplastica sia una procedura consolidata da venticinque anni e meno invasiva con rischi inesistenti. Ha solo trovato con lo studio sulla CCSVI una applicazione alla cura di una nuova patologia.

(*)

Custom CGH array profiling of copy number variations (CNVs) on chromosome 6p21.32 (HLA locus) in patients with venous malformations associated with multiple sclerosis.

 

Alessandra Ferlini, Matteo Bovolenta, Marcella Neri, Francesca Gualandi, Alessandra Balboni, Anton Yuryev, Fabrizio Salvi, Donato Gemmati4, Alberto Liboni and Paolo Zamboni

 

BMC Medical Genetics 2010

___________________________

UFFICIO STAMPA: Francesca Rossini - Laboratorio delle Idee –

Materiale stampa dettagliato: www.fondazionehilarescere.org

INTERVISTE :

PROF PAOLO ZAMBONI, Università di Ferrara

DOTT.  FABRIZIO  SALVI, Ospedale Bellaria di Bologna

DOTT. AUGUSTO ZEPPI, Vice Presidente Fondazione Hilarescere

 

 

Paolo Zamboni

  

Professore, a che punto siamo con gli studi clinici? Sono stati diagnosticati/trattati nuovi pazienti o è tutto fermo in attesa di nuove sperimentazioni?

Noi abbiamo accettato nell'’autunno scorso di non procedere con ulteriori trattamenti e di dichiarare conclusa la fase pilota che ha prodotto le pubblicazioni internazionali fondanti le nostre convinzioni; ora puntiamo con decisione a studi randomizzati e controllati nella speranza che possano dimostrare, con un’evidenza scientifica di primo livello, il ruolo del trattamento della CCSVI nella gestione complessiva del paziente con sclerosi multipla.

 

Quando partirà la sperimentazione e dove?

La prima sperimentazione partirà proprio in Emilia Romagna. Quest'ultima, infatti, si è fatta carico d'istituire una Commissione tecnica che studiasse un disegno dello studio metodologicamente ineccepibile e siamo praticamente prossimi alla conclusione dei lavori ed all’inizio della fase operativa. Altre regioni hanno già manifestato il loro interesse a partecipare a questo percorso o ad istruire studi complementari. Dal punto di vista finanziario l’AISM-FISM nella figura del Prof. Battaglia ha più volte promesso un supporto di 900.000 euro allo studio emiliano. Questo, insieme a risorse regionali già esistenti e di Fondazioni Bancarie, è sufficiente per permettere il regolare svolgimento di questo studio.

 

Quanti pazienti avete in lista di attesa?

 

Nonostante il disegno dello studio sia poco invitante per il paziente, poiché la sorte determinerà un 50% di pazienti che non verranno operati, tutti i giorni ricevo mail e telefonate di entusiastica adesione. Se invece consideriamo i contatti ricevuti come richieste di trattamento da tutto il mondo, esse assommano a un paio di decine di migliaia.

 

Sono previste misure nel suo Ospedale per permetterle di ottemperare al meglio a queste richieste?

Nell’'Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara è allo studio uno specifico programma con un percorso che permetta lo svolgimento quanto meno di tutte le sperimentazioni previste.

 

All'estero come stanno procedendo le sperimentazioni?

Sono iniziate sperimentazioni in diverse importanti Università. Oltre che alla New York University - Buffalo, sono iniziate alla George Town di Washington, e sono imminenti studi di trattamento alla MacMaster in Canada ed alla Boston University. Abbiamo ricevuto diverse richieste di collaborazione da tutto il mondo, compreso l’Imperial College di Londra. Stiamo già collaborando con Harvard.

 

Ho visto che il prof. Dake della Stanford University è stato fermato per via di due eventi avversi gravi; come commenta il fatto?

Noi abbiamo proposto di trattare la CCSVI mediante semplice angioplastica dilatativa con pallone. Abbiamo preferito avere una percentuale di restenosi un po’ più alta, il che obbliga a dovere ripetere il trattamento, in cambio della sicurezza dello stesso.

 

Dake ha sperimentato un utilizzo di stent, adattando materiali impiegati usualmente nelle arterie. Purtroppo la tecnica degli stent inevitabilmente espone a rischi di complicanze, cosa che si è puntualmente verificata. Per questa ragione il suo programma è stato temporaneamente bloccato. 

L'entusiasmo dello stesso non è, però, certo venuto meno, visto l'intervista che ha rilasciato recentemente al Wall Street Journal dove asserisce che alcuni neurologi non riescono ad accettare la bontà di questa scoperta perché non riescono ad accettare di averla sempre avuta sotto gli occhi. Certo, chi in Italia e nel mondo usa questi episodi, come ho saputo succedere, per spaventare surrettiziamente i malati, offende la sua stessa credibilità: nelle nostre pubblicazioni è chiaramente indicato che gli stent attuali non vanno usati per curare CCSVI e noi non li abbiamo usati; non abbiamo avuto alcuna complicanza.

 

Che cosa devono fare i pazienti, adesso?

Voglio dire, c'è ovviamente aspettativa, interesse e impazienza: qual'è il consiglio che si sentirebbe di dare ai pazienti ora?

I pazienti che hanno una patologia ben stabilizzata e controllata dalle attuali terapie possono tranquillamente permettersi di attendere con fiducia le risultanze della sperimentazione. Studi che sono costruiti per durare il minor tempo possibile.

 

E che cosa direbbe invece ai neurologi che avversano la CCSVI?

Che rispetto la loro opinione e che le risposte del dibattito scientifico non potranno che provenire dai risultati di ulteriori, sempre più approfondite, sperimentazioni. Quello che, invece, non accetto da collega e da ricercatore è il volere impedire ulteriori studi e ricerche o di affrontarle senza il rigore scientifico che i risultati positivi del nostro lavoro, puntualmente pubblicato e quindi conoscibile, richiedono.

 

 

Fabrizio Salvi

 

Dottore, lei che come neurologo è l'epicentro e la chiave d'interpretazione di tutti noi, è ancora sereno sulla strada intrapresa?

Da buon seguace di S. Tommaso nei primi tempi di questa relazione con Ferrara ho guardato con uno scetticismo mostruoso alla CCSVI.

 

Ma con cuore aperto, voglia di capire con il mio cervello, con il portafoglio vuoto.

 

E quello che abbiamo osservato è tutto quello che abbiamo descritto.

 

Non ho mai avuto occasioni di gioire perchè TUTTI  i miei pazienti avevano alterazioni al Doppler e alla venografia. Ho solo pensato al bene delle persone a cui ho dedicato il mio sapere. Che non può sclerotizzarsi ;-)

 

Per questo sono assolutamente tranquillo.

 

Lascio ad altri le esaltazioni sulle barricate; troppo dolore porta con se' questa malattia per perdere tempo ad abbarbicarcisi....

 


Augusto Zeppi

 

Ci racconta com'è nata questa Fondazione oggi al centro dell'attenzione internazionale per gli studi sulla sclerosi multipla?

Hilarescere nasce dopo che il primo studio del prof. Zamboni e del dott. Salvi, il neurologo dell'ospedale Bellaria di Bologna che lo affianca, aveva portato concreti benefici ai malati di sclerosi multipla coinvolti.

Tra questi c'ero anch'io, operato nel luglio 2007. La solidità dei risultati complessivi mi ha permesso di chiedere a Fabio Roversi Monaco, del cui amore per il vero senza preclusioni non dubitavo, di proporre al Consiglio della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna da lui presieduto di essere il quarto socio fondatore, oltre il prof. Zamboni, il dott. Salvi e me, di quanto indispensabile per il prosieguo degli studi.

 

Cos'è accaduto da allora?

La lungimiranza con cui il prof. Patrizio Bianchi, Rettore dell'Università di Ferrara ove opera il prof. Zamboni, unico aiuto fino ad oggi in Italia, ci ha affiancato, ha permesso lo svilupparsi di una ricca rete di collaborazioni internazionali. Ciò ha prodotto un primo risultato di rilievo assoluto: al convegno UIP 50, unione dei chirurghi vascolari mondiale, svoltosi nel settembre scorso a Montecarlo, gli esperti di malformazioni vascolari di 47 paesi hanno votato all'unanimità d'inserire tali occlusioni nel novero delle malformazioni venose congenite accettando le modalità di diagnosi e terapia come delineate nelle pubblicazioni supportate dalla Fondazione Hilarescere. Tutte liberamente accessibili sul sito www.fondazionehilarescere.org

 

Su facebook si è formato un gruppo di ventimila persone che vi seguono quotidianamente. Si legge di resistenze alle vostre ricerche organizzate dalle case farmaceutiche oggi venditrici di terapie consolidate e molto redditizie.

Il calore proveniente da queste persone è di grande conforto. Una forma di diretta tutela democratica inedita e preziosa. C'è stata qualche inesattezza nel commentare i nostri dati su siti riconducibili a case farmaceutiche che ha sedimentato quest'opinione. Credo però che le case farmaceutiche, dopo un primo, direi inevitabile, momento di perplessità, al consolidarsi sempre più approfondito delle conoscenze trovano solo nuovi spazi d'azione; magari più efficaci, perché più ricco è il punto d'inquadramento dell'eziopatogenesi della malattia. Ad ognuno il suo lavoro; i nostri risultati scientifici sono a loro disposizione per produrre benessere. 

 

Non vorrà negare anche le resistenze dei neurologi...

Beh, il cambio di prospettiva proposto non è piccolo; credo comprensibile sia l'atteggiamento di chi, al momento, con cautela stigmatizza, sia di chi, e sono tanti, che con entusiasmo ha già capito che la malattia non gli viene scippata dai chirurghi vascolari, ma trova negli stessi uno strumento d'aiuto in un percorso in cui il neurologo rimane giustamente la guida.  

 

Vi sta aiutando l'AISM?

Da qualche mese, si è instaurato un rapporto di fattiva complementarietà. Ci sono state date indicazioni precise dal prof. Battaglia sui percorsi di collaborazione desiderati e possibili i cui esiti speriamo di vedere nel futuro prossimo. 

  

Lei come sta?

Come le dicevo io son stato operato nel luglio 2007 dopo nove anni di malattia. Sono ormai tre anni e sto bene, in me l'avanzamento della malattia ordinariamente nei casi più fortunati solo gestibile, si è interrotto.

 

Immagino che ci sia una certa pressione da parte dei malati, quindi.

A noi sta di consolidare scientificamente quanto uscito dalle intuizioni del prof. Zamboni e del dott. Salvi e che ha cominciato, per fini di ricerca, a creare benessere attraverso le sapienti mani del dott. Galeotti nei nostri corpi. Spetta alle istituzioni, cosa che sta meritoriamente facendo la regione Emilia Romagna, approfondirne la validità erga omnes. Inoltre, il dott. Galeotti è notoriamente un fuoriclasse e quindi sarà necessario istituire adeguati corsi di formazione. Com'è significativamente operatore dipendente l'esame preliminare ecodoppler; pur fatto con macchine dedicate, ha una severa curva d'apprendimento. Quando leggo che stanno cominciando viaggi della speranza in Polonia, India ove non c'è nessuna garanzia effettiva della corretta applicazione della metodologia, sale in me la preghiera di far presto con gli studi di validazione con cui tedio quotidianamente i responsabili.

Veicolato anche dai nostri ambasciatori, c'è anche un flusso contrario; arrivano a Ferrara membri di famiglie reali o personalità nei loro paesi come persone comuni dagli Stati Uniti, dal Canada, dall'Australia, ma ora null'altro può esser fatto, al più, al di là dell'ormai immancabile diagnosi di CCSVI.

 

 

Bologna, 9 giugno 2010

 

 

Ufficio stampa:

Laboratorio delle Idee

Materiale stampa dettagliato: www.fondazionehilarescere.org 

 

Più del 55% dei pazienti con sclerosi multipla, che hanno preso parte alla fase iniziale del primo studio clinico randomizzato finalizzato a individuare insufficienza venosa cronica cerebrospinale, presenta restringimenti delle vene cerebrali con conseguente riduzione del normale flusso sanguigno dal cervello.

Escludendo il 10.2% dei soggetti i cui risultati sono stati definiti borderline, la percentuale dei pazienti con sclerosi multipla con restringimenti venosi sale al 62.5 % contro il 25.9% dei controlli.

Questi dati preliminari si basano sui primi 500 partecipanti allo studio CTEVD ( Combined Transcranial and Extracranial Venous Doppler Evaluation ), iniziato nell’Università di Buffalo nell’aprile 2009.

Nella seconda fase dello studio verranno esaminati altri 500 soggetti mediante tecniche diagnostiche più avanzate.

Lo studio è il primo passo per determinare se la condizione nota come insufficienza venosa cronica cerebrospinale ( CCSVI ) sia il maggior fattore di rischio per la sclerosi multipla.

La CCSVI è una condizione vascolare complessa, scoperta e descritta da Paolo Zamboni dell’Università di Ferrara in Italia. Il lavoro originale di Zamboni in un gruppo di 65 pazienti e 235 controlli ha mostrato che la CCSVI è fortemente associata alla sclerosi multipla, aumentando il rischio di 43 volte di sviluppare questa malattia demielinizzante.

Paolo Zamboni e Robert Zivadinov, dell’University of Buffalo negli Stati Uniti, hanno ipotizzato che il restringimento riduce il deflusso di sangue dal cervello, provocando alterazione del flusso ematico cerebrale con conseguenti danni ai tessuti cerebrali e degenerazione dei neuroni.

I primi 500 pazienti sono stati raggruppati in base alla diagnosi: sindrome clinicamente isolata e altre malattie neurologiche, oltre ai controlli sani.

Tutti i partecipanti alla prima fase sono stati sottoposti a scansioni ultrasonografiche ( Doppler ) della testa e del collo, per visualizzare la direzione del flusso del sangue venoso.

Inoltre, i pazienti con sclerosi multipla sono stati sottoposti a scansioni di risonanza magnetica per immagini ( RMI ) del cervello per misurare i depositi di ferro nelle lesioni e nelle aree circostanti del cervello, utilizzando una metodica denominata SWI ( susceptibility-weighted imaging ). I risultati che si otterranno sui depositi di ferro saranno correlati alla disabilità dei soggetti e ai sintomi neuropsicologici.

Il 97.2% dei partecipanti era adulto, e 280 persone erano affette da sclerosi multipla. La maggior parte delle persone coinvolte in questa prima fase dello studio aveva una diagnosi di sclerosi multipla recidivante-remittente; il gruppo controllo sano era rappresentato da 161 individui.

Con il Doppler sono stati analizzati 5 criteri riguardanti il flusso ematico venoso. I pazienti che presentavano almeno 2 dei criteri erano considerati soffrire di insufficienza venosa cerebrospinale cronica.

La prevalenza di CCSVI in questo campione è stata del 56.4% nelle persone con sclerosi multipla e del 22.4% nei controlli sani.

Fonti: Xagena 2010 www.sclerosionline.net; University of Buffalo, 2010