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In merito al riconoscimento della patologia CCSVI su una rivista internazionale (si veda in proposito l'articolo: La scienza neurologica comincia a prender coscienza della CCSVI) mi rivolgo a tutti coloro che per anni hanno criticato la mia apertura alla teoria del Prof. Paolo Zamboni. Dovrei gioire per il solo fatto che il riconoscimento consentirà finalmente uno studio serio, senza ostruzionismi e senza privilegi, senza biasimare i vinti, ovvero gli scettici, i succubi di certa medicina, i fatalisti e via dicendo.
Voglio ricordare alle persone di corta memoria che l'associazione SA.S.M. Onlus, forse tra i primi in Italia, ha organizzato sulla teoria Zamboni uno dei più grossi ed importanti convegni medico-scientifici mai realizzati in Sardegna, con la presenza di medici e professionisti del settore. Ha inoltre realizzato, sempre con l'intervento del Prof. Zamboni, un convegno informativo-divulgativo, a cui hanno partecipato i malati provenienti da tutta la Sardegna e molti dalla penisola. Evidenzio, inoltre, che la SA.S.M. convinta della bontà della teoria sulla CCSVI, ha collaborato e supportato sia la clinica vascolare che quella radiologica per la presentazione di un progetto regionale per gli interventi sulla CCSVI, detti di liberazione. Ha altresì donato alla suddetta clinica vascolare quanto necessario per la realizzazione di una camera "Day Hospital". Ha, infine, messo a disposizione, per oltre un anno, un ecocolordoppler ed un radiologo, formato a Ferrara presso la clinica diretta dal Prof. Zamboni, per le diagnosi sulla presenza della CCSVI nelle persone con o senza SM. Ne sono state effettuate circa 700. Si deve alla cecità della Sanità Regionale la bocciatura del citato progetto. Inizia così per i malati sardi la migrazione verso le regioni dove la lungimiranza ha permesso sia la diagnosi che il successivo intervento. Grande la risposta siciliana con gli interventi del Prof. Veroux. Enorme la spesa della Regione Autonoma della Sardegna per i dovuti rimborsi.
Quanto sopra esposto spero serva a spegnere la rivalità tra i malati e finalmente porti la consapevolezza che la ricerca scientifica non è diretta a fare proseliti o sostenitori ma, più semplicemente, a cercare soluzioni per curare e guarire, o solo anche migliorare, la qualità della vita delle persone colpite da malattie più o meno gravi.

 

Il presidente
Gian Tomaso Marchio